E' incredibile come passi veloce il tempo. Non mi sembra neanche ieri che sono nato. Me lo ricordo come fosse oggi, anzi, come fosse domani. Era una notte piovosa, ventosa e noiosa, i lupi ululavano e gli ubriachi cantavano. Li si sentiva starnazzare dalle osterie, quei beoni. Era una notte spaventosa, ma anche parecchio ansiosa, perché, dovete sapere, per i miei genitori era la prima volta.
Mia madre era alto, robusto, con virili baffi neri. Se ne stava nel salotto a fumare tre sigarette al colpo infilate nella pipa. Per accenderle utilizzava il mozzicone ancora acceso di un cubano. Mio padre invece era snella, bionda e molto graziosa. Era in camera da letto, assistita dal dottore e dalle due sorellastre (non erano cattive, solo un poco invidiose).
Non ci volle molto per nascere, e la fatica la fecero più loro che io. A me dava solo fastidio. Ricordo che erano le tre, e che avevo fame. Ricordo anche che il dottore era spaventoso quasi più dei latrati degli ubriachi. (Perché poi mi sono inventato il particolare degli ubriachi nell'osteria? N. d. A.)
Ad ogni modo nacqui, nonostante tutte le proteste. Già le sorellastre zitelle mi coccolavano e si complimentavano della mia paffuta bellezza. Mi parlavano con la confidenza che si dà a un mentecatto o a un barboncino. Ma vi sembra il caso?
Fossi stato in grado di risponderle a tono con tutti quei "cucci cucci" e "è tutto suo papà" e "è un amore". Ne avevo già le scatole piene: volevo la mamma, volevo il portafogli del papà e le mance dei nonni. E magari una bella fidanzata, un lavoro sicuro e tanti amici. No, per quello ci voleva tempo, dicevano: l'interesse per l'altro sesso sarebbe arrivato come un treno dopo diversi anni, dicevano gli esperti e non sempre questo voleva dire che l'altro sesso ne avesse per me (anche questo dicono gli esperti). Il lavoro avrei fatto tempo a stancarmene, quindi tanto valeva iniziare tardi. Per gli amici avrei prima dovuto esser stanco di stare chiuso in casa dalla mattina alla sera.
Sia chiaro, cari lettori (ah, state leggendo, è così? Ma non vi vergognate? Leggere ancora alla vostra età!) che non mi dispiaceva la vita che mi veniva offerta. Solo che mi stava un pò stretta. Almeno quanto il pannolino che mi mise la prima sorellastra, quella più invidiosa. Avevo bisogno di qualcosa di più, avevo grandi progetti e una voglia di evadere dalla monotonia della vita che neanche riuscite ad immaginarvi. Sciocchezze, direte, tutti hanno progetti simili per la propria vita. Beh, io li avevo avuti già vedendo la faccia del dottore, se questa non è una bella differenza non saprei cosa dire. E neanche il dottore, se leggesse queste righe.
E credete che sia riuscito a realizzare i miei sogni, a evadere e a fare i miei progetti? Ci credete davvero?
Meglio così allora, tenetevi la vostra credenza (e anche gli altri mobili) e la vostra curiosità perché ve lo dico un'altra volta!