lunedì 15 dicembre 2008

Ebbene l'attesa è finita (Dedicato alla vita di tutti giorni)

Mi sembra impossibile dopo mille ere geologiche di ritrovarmi ancora qui come nulla fosse, come se fossero passati pochi giorni o pochi anni o poche tristi e felici settimane trascorse a combattere furiosamente per sconfiggere ogni mostruoso giorno che mi si parava davanti, come se fossi un cavaliere medievale che combatte con la lancia spezzata contro il più temibile dei draghi; un guerriero vichingo intento a distruggere il nemico più pericoloso sperando di avere buon esito nel combattimento o cadere per raggiungere il valhalla in cui siedono gli antenati guerrieri a bere nettare divino, accompagnati dai flauti delle valchirie.
Sempre avanti, colpo su colpo, giorno dopo giorno, a mazzate e colpi di asce bipenne e parate con enormi scudi e rovinose cadute sotto i colpi schiaccianti del nemico tempo. E voi qui, sempre qui davanti a questo schermo ad aspettarmi, fedeli come il cane Argo, vigili come la bella addormentata nel bosco a vegliare questa lunga pausa, questo triste periodo che precede questo mio nuovo post. Ebbene l'attesa è finita e le vostre veglie sono ricompensate con questo mio breve ma intenso intervento che probabilmente è pieno di errori di ortografia (molte virgole probabilmente mancano e alcune non dovrebbero esserci).
Per lo meno torno a scrivere dopo molto tempo e questo mi da sollievo, più che delle mazzate che ho preso sull'elmo e sullo scudo e tutte le volte che il peso dei colpi del giorno trascorso mi accucciavano per terra e mi sbucciavo le ginocchia, il mio sangue si mescolava alla polvere e le pellicine mi facevano un male cane; un dolore lancinante che mi ricordava di essere vivo, di essere nato per combattere il tempo, di divenire un'eroe immortale come il bianconiglio, sicuro delle mie azioni come il famosissimo principe azzurro.
Ora lasciatemi riposare che sono molto stanco dopo queste continue battaglie e domani devo alzarmi presto per tornare a buttarmi nella mischia perché il nemico mi ha dato una tregua per questa notte soltanto, come fosse un premio, il riposo di una notte dopo un leale duello millenario su di un fronte inamovibile, schiacciati l'uno contro l'altro dal fragore delle sole nostre armi, sepolti dai nostri invincibili colpi.

giovedì 12 giugno 2008

Il Processo

Per capire al meglio il contenuto di questo post, consiglio di leggere Il Processo, di Joseph Kafka.

-----------------------------------------------------------------------------------
Il signor K. è stanco stasera.
Ha tante cose da fare, purtroppo, non può riposare. Non appena si incammina verso quella stanza tenebrosa che gli altri chiamano "Stanza del pc", gli viene un sussulto.
Una luce.
Una luce elettronica.
Pullulano echeggiano piccoli suoni da quell'angolo tetro: il suo computer è già acceso, e il signor K. è seriamente preoccupato.
"Si è preparato, sapeva che lo avrei usato stasera...!", spaventato prende il fucile, chiude la catenella della porta d'ingresso e piomba sullo schermo del catorcio.
Sul prato dello sfondo del suo Windows è comparsa una scritta, stampata come se il grano fosse stato tagliato: "Bentornato."
Una nuvoletta in alto a destra ha preso la strana forma di "usami" o "ucciditi", non riesce a capire bene. Il signor K. è sconfortato.
Ora ha da fare i conti con un sistema operativo che lo odia e farà di tutto per sfinirlo prima che vada a letto a morire in pace. Il signor K. inizia a lavorare.
Clicca due volte sull'icona color blu del mare
(ah mare ah infinito e possibilità e possibilità di fare cose senza)
di Microsoft Word 2002 Power Edition Service Pack 2 Upgraded System Cell Professional.
Error 404. Mio Dio.
Dagli occhi stanchi del signor K. scende una lacrima sincera, capisce che quella sera sarà la sua ultima sera.
Una miriade di errori balzano allo schermo, tenta di fermarli con il mouse ma sono più forti e veloci di lui, il mouse scatta a destra e a manca, nel frattempo la mano sinistra chiama il 911.
Ma per il signor K., che voleva scrivere quell'articolo di giornale per il suo capo domani
(il suo capo ah si lui si che ha un bel mac)
"Non pensarlo!", esclama. Troppo tardi. Il computer ha avvertito il pensiero nella sua mente e adesso dovrà vendicarsi con amara crudeltà.
Nel frattempo sembra che i messaggi di errore fatale siano finiti; il signor K. li sta schiacciando via come si schiacciano tante formiche giganti su un tentato pik-nic.
Quando si apre la schermata bianca del foglio di Word, K. sfiora l'idea di un sorriso. Inizia a scrivere sulla vecchia tastiera.
Proprio in quel momento compare in basso a destra un piccolo pop-up dalle dimensioni di un fogliettino di carta.
Recita: "Il tuo computer potrebbe essere sottoposto a dei rischi. Desideri formattarlo."
Sotto un pulsante Ok. E nient'altro.
Il signor K. è stranito, ora da più attenzione a quell'apparentemente innoquo messaggio. Nota con allarmante disagio che non c'è alcun punto di domanda. Quella era un'affermazione.
Clicca pesantemente su Ok, pensando che sia un avvertimento o uno scherzo per aver pensato solo per un istante alla mela bianca e cristallina dell'Apple, ma invece scopre l'orrore.
"Sono cazzi." recita un secondo pop-up, e scompare con quel sonoro Flop! ancora apparentemente delicato e innoquo.
Il computer inizia a riavviarsi. Succede tutto troppo in fretta e il signor K. inizia a piangere.
Accetta la sua triste realtà, si alza dalla sedia e si dirige verso il letto. Prende la sua Desert Eagle calibro 42 e mira la tempia.
Nel frattempo compare la schermata nera malvagia del riavvio del Windows XP, e sotto, proprio sotto quella scritta, non c'è più stampato "Home Edition", ma "Cazzi amari".
Il signor K. scopre che il logo del suo nemico è diventato una bandiera dei pirati. Toglie la sicura dalla pistola. Il click echeggia nella stanza.
Mentre sullo schermo compaiono le prime righe: "Formattazione in corso barra stiamo ponendo fine alle sue sofferenze barra il suo hard disk sta per essere annientato barra attendere prego, il signor K. gira lo sguardo verso la finestra del vicino.
E' lì, sorridente, che guarda delle foto di famiglia con il suo Mac. Ha uno schermo bellissimo, pensa K. Non ho mai visto uno schermo così bello. Non ha più paura ormai del suo pc, e il pc stesso non si interessa più di spaventarlo. Entrambi sono alla fine. Insieme.
Il suo vicino clicca con il mouse sull'icona luccicante di un programma per creare razzi nucleari NASA ad alto potenziamento psicocinetico, e cosa accade? Si apre subito! Senza attese deliranti o folli messaggi di errore improvvisati. Il suo vicino sorride.
E il signor K. lascia quel mondo premendo sul grilletto, ricordanto per l'ultimo istante della sua vita quel sorriso da tempo desiderato.

Dopo qualche istante, il sangue raggiunge il tappettino del pc, imbrattandolo di un rosso amaranto. Sullo schermo del pc, compare una casellina malefica.
"Era uno scherzo, ovviamente."
Quello che successe dopo fu indescrivibile.
Riapparve Microsoft Word 2002 Power Edition Service Pack 2 Upgraded System Cell Professional, riapparve il foglio mezzo bianco che il signor K. stava scrivendo, e un messaggino finale, che rimarrà su quello schermo per altri diciotto anni prima che la polizia lo trovi accanto al cadavere del signor K.
Recitava:
"Il file non è stato salvato.
Prima di chiudere,
salvare i cambiamenti correnti?"

martedì 3 giugno 2008

Per fortuna i rotoloni non finiscono mai.

Follia. Delirio collettivo. Nell'aria - inutile negarlo - c'è una crisi generale dell'intestino crasso, un'epidemia di diarrea. Stanno tutti a correr dietro ai Rotoloni Regina che, per fortuna, non finiscono mai, altrimenti quelli che rimangono senza dovrebbero pulirsi il sedere con le foglie di fico. Se cerchiamo di risalire alla fonte di questa evacuazione incontrollata, probabilmente il responsabile principale è il Sig. Bifidus. Questo sedicente folletto ama sguazzare negli yogurt, e come il Diavolo riesce a comprarci l'anima in cambio dei suoi servizi intestinali (almeno Faust l'aveva data per la conoscenza, se non altro). Bifidus è forse il più terribile tra i Signori dell'Inferno. Perfino Dante lo incontrò nel suo viaggio, ma si dice che ne fu talmente terrorizzato da strappare le pagine della Commedia in cui aveva narrato il loro incontro. Alcune malelingue dicono che abbia dovuto ricorrere a quelle pagine perché non aveva più carta igienica, e tutti sappiamo quanto Bifidus sia bravo a porre il suo regime sulle nostre delicate viscere.
Come se non bastasse, ci si mette la seducente incantatrice Vitasnella. Vitasnella era un tempo una strega di grande potere, e riuscì a sfuggire all'Inquisizione regalando ai preti fialette di acquasanta. Scoprì allora la sua vera vocazione e decise di rintanarsi tra i suoi alambicchi e pentoloni per creare la pozione del secolo: l'acqua che elimina l'acqua. Evidentemente non conosceva il famoso detto "Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma", oppure, date le sue conoscenze in alchimia, è stata in grado di infrangere tale legge. Fatto sta che c'è riuscita. Le conseguenze si sono rivelate disastrose: si è osservato che chiunque beva una bottiglietta creata dalla strega Vitasnella si prosciughi in istante: l'acqua contenuta è capace di eliminare l'acqua presente nel corpo di chi beve. Dato che siamo fatti per il 75% d'acqua, è un bel problema. Si dice poi che le disgrazie non vengono mai da sole, ed infatti i grandi consumatori dell'elisir della strega Vitasnella solitamente sono assuefatti dai pasticcini del dimagrimento, dalle gallette super-nutrienti (il segreto della ricetta è stata rubata agli elfi della Terra di Mezzo, che sono tuttora molto infuriati) e dai biscotti della felicità creati dallo gnomo Kelloggs. Mangiando tutta questa roba, che è secca e porosa, si provoca un'ulteriore prosciugamento del corpo, infatti i biscotti e i pasticcini divorano l'acqua Vitasnella (l'unica rimasta dopo che questa ha eliminato l'altra) come spugne.
E cosa resta allora? L'intestino è scombussolato e la gente deve andare al bagno continuamente: ma per fortuna ci sono i rotoloni infiniti.
E poi, vedendola da un punto di vista di semplice imbarazzo, immaginate gli odori che riempiono l'aria con tutta questa gente sofferente ed evacuante. Ma per fortuna, come ci insegna Mamma Giraffa, ci sono i profumi apposta. Mamma Giraffa è una grande signora, gentile e premurosa, soprattutto con i Figli Cinghialetti. Come possa una giraffa partorire cinghiali è un mistero che né il demone Bifidus né la strega Vitasnella né lo gnomo Kelloggs conoscono, e gli scienziati stanno invano facendo ricerche sul caso. Forse si tratta di mutazioni genetiche dovute a una prolungata esposizione a quelle fragranze per la casa, ma non ci sono prove a riguardo.

giovedì 8 maggio 2008

La Confessione Di Silvio Berlusconi

Ok, non me la sono inventata io, me l'ha passata un mio amico. Ok, Berlusconi non è un personaggio inventato ma realmente esistente, cosa che è in contrasto con lo spirito immaginifico di questo blog, ma chi non vorrebbe al giorno d'oggi credere che si tratti di un brutto sogno invece di accendere ogni volta la tv e constatare che è reale? Quindi per un attimo ridiamocela, tutti assieme (senza dimenticare che, pur trattandosi di una storiella, una barzelletta, i fatti - purtroppo - sono accaduti realmente).

Berlusconi: 'Signor parroco, mi vorrei confessare.'
Parroco: 'Certo figliolo, qual è il tuo nome?'
Berlusconi: 'Silvio Berlusconi, padre.'
Parroco: 'Ah! Ah! Il presidente del Consiglio!?'
Berlusconi: 'Sì, padre.'
Parroco: 'Ascolta, figliolo, credo che il tuo caso richieda una competenza superiore. E' meglio che tu ti rechi dal Vescovo.'
Così Berlusconi si presenta dal Vescovo, chiedendogli se può confessarlo.
Vescovo: 'Certo, come ti chiami?' 
Berlusconi: 'Silvio Berlusconi.'
Vescovo: 'Il presidente del Consiglio? No, caro mio, non ti posso confessare: il tuo è un caso difficile. E' meglio che tu vada in Vaticano.'
Berlusconi va' dal Papa. 
Berlusconi: 'Sua Santità, voglio confessarmi.'
Papa: 'Certamente, figliolo. Come ti chiami?'
Berlusconi: 'Silvio Berlusconi.'
Papa: 'Ahi! Ahi! Ahi! Figliolo! Il tuo caso è molto difficile per me.'
Guarda qui, sul lato del Vaticano c'è una cappella. Al suo interno troverai una croce. Il Signore ti potrà ascoltare.'
Berlusconi, giunto nella cappella, si rivolge alla Croce: 
Berlusconi: 'Signore, voglio confessarmi.'
Gesù: 'Certo, figlio mio, come ti chiami?'
Berlusconi: 'Silvio Berlusconi.'
Gesù: 'Ma chi? Il Presidente del Consiglio?'
Berlusconi: 'Sì, signore.'
Gesù: 'L'ex amico di Craxi?'
Berlusconi: 'Sì, signore.'
Gesù: 'L'inventore dello scudo fiscale per far rientrare dalle isole Cayman e da Montecarlo tutti i soldi che i tuoi amici hanno sottratto al fisco?'
Berlusconi: 'Sì, signore.'
Gesù: 'L'amico dei Neo-Fascisti e Neo-Nazisti, particolare che si è dimenticato di riferire al Congresso americano?'
Berlusconi: 'Ehm... sì, Signore.'
Gesù: 'Quello che ha abbassato dell'1% le tasse dirette e costretto comuni/province/regioni ad aumentare le tasse locali del 45% per tenere aperti asili, trasporti, servizi sociali essenziali ?'
Berlusconi: 'Sì, signore.'
Gesù: 'Quello che ha ricandidato 13 persone già condannate con sentenza passata in giudicato?' 
Berlusconi: 'Sì, signore.'
Gesù: 'Quello che ha modificato la legge elettorale in modo che siano le segreterie di partito a scegliere gli eletti e non più i cittadini?'
Berlusconi: 'Sì, signore.'
Gesù: 'Quello che ha omesso qualsiasi controllo sull'entrata in vigore dell'Euro permettendo a negozianti e professionisti di raddoppiare i prezzi in barba a pensionati e lavoratori a reddito fisso?'
Berlusconi: 'Sì, signore.'
Gesù: 'Quello che ha abolito la tassa di successione per i patrimoni miliardari e subito dopo ha cointestato le sue aziende ai figli?'
Berlusconi: 'Sì, signore.'
Gesù: 'Quello che ha quadruplicato il suo patrimonio personale e salvato le sue aziende dalla bancarotta da quando è al governo e che dice che è entrato in politica gratis per il bene degli italiani?'
Berlusconi: 'Sì, signore.'
Gesù: 'Quello che ha epurato dalla RAI i personaggi che non gradiva?'
Berlusconi: 'Sì, signore.'
Gesù: 'Quello che ha fatto la Ex-Cirielli, la Cirami e la salva-Previti?'
Berlusconi: 'Sì, signore.'
Gesù: 'Quello che ha fatto una voragine nei conti dello stato e ha cambiato 3 volte ministro del tesoro?'
Berlusconi: 'Sì, signore.'
Gesù: Quello che ha dato, a spese degli italiani, il contributo per il decoder digitale per permettere al fratello di fare soldi con una società che li produceva?'
Berlusconi: 'Sì, signore.'
Gesù: 'Quello che depenalizzato il falso in bilancio ed ha introdotto la galera per chi masterizza i dvd?'
Berlusconi: 'Sì, signore.'
Gesù: 'Quello che ha permesso alla Francia di saccheggiare la BNL e si è fatto prendere a pesci in faccia quando ENEL ha tentato di acquisire una società francese?'
Berlusconi: 'Ehm... sono sempre io, Signore.'
Gesù: 'Figlio mio, non hai bisogno di confessare. Tu devi solamente ringraziare.'
Berlusconi: 'Ringraziare??? E chi, Signore?'
Gesù: 'Gli antichi Romani, per avermi inchiodato qui. Altrimenti sarei sceso e t'avrei fatto un CULO COSI'!!!'

lunedì 21 aprile 2008

Conversazioni a quiz

I modi con cui si può rispondere ad una persona sono tantissimi, potenzialmente infiniti. Il bello che ognuno di essi modifica in maniera sempre diversa e sempre definitiva il dialogo con questa persona, come anche il rapporto che da questo nasce.
Proviamo a fare un esempio. Immaginate di trovarvi in treno, e di stare ascoltando della musica col vostro cellulare. Di fronte a voi si siede un ragazzo, e dalla tasca tira fuori un cellulare che, guarda caso, è uguale al vostro. Mettiamo che non ve ne freghi niente, che siete stanchi del viaggio su quella diligenza ante-Prima Guerra Mondiale e che ve ne state ad ammirare l'umido panorama di campi e alberi e campi e alberi e ancora campi fuori dal finestrino. Ma mettiamo che il ragazzo noti che il vostro cellulare è uguale al suo. Allora agitando appena la mano tenta di richiamare la vostra attenzione, e quando voi lo notate lui sorridente vi fa: "Ehi, abbiamo il cellulare uguale!"
A questo punto voi potete rispondere: A) Succede. B) E' vero! Caspita, che coincidenza! C) Non mi rompere i coglioni e fatti i cazzi tuoi.
Ci sono diversi altri modi di rispondere, ma noi ne analizzeremo solo tre.
Ora vedete che, a seconda di come avete risposto, la conversazione può prendere pieghe diverse. Se avete risposto A) o C) con buone probabilità la conversazione morirà sul nascere. Se avete risposto B) invece essa progredirà fino a che non arriverete alla vostra stazione. 
Analizziamo caso per caso. Alla risposta B) arriva la replica del ragazzo che probabilmente vi dirà: "vero che è un bel cellulare?", alla quale voi ribatterete con: B1) Sì, ma è un pò lento. B2) E' bello, e la musica si sente bene. B3) Certo, ma ora non mi va di parlare di cellulari.
Se rispondete con B1) il ragazzo molto probabilmente non vi darà ragione (è troppo orgoglioso per ammettere che ci siano lati negativi; se rispondete con B2) la conversazione sarà sempre più affiatata, tanto che probabilmente vi dimenticherete della vostra stazione e vi troverete al capolinea senza esservene accorti; se rispondete con B3) nella speranza che anche il ragazzo sia stanco e desista dal suo intento di continuare a parlare, allora non avrete problemi a tornare a casa. Alla replica di B1) risponderete con B1X) dicendo che sì, in effetti ci sono altri cellulari molto più lenti, oppure con B1Y) Ora ti dimostro perché va lento, oppure con B1Z) Pensala come vuoi, ma questo cellulare è bello ma lento come una lumaca.
Alla replica di B2 risponderete invece con B2X) Ci sono tante opzioni, è davvero versatile; con B2Y) Musica, sì... e vorrei ascoltarne un altro pò se non ti spiace; B2Z) La batteria durata tantissimo.
Alla replica di B3, se mai ce ne fosse una (probabilmente di insistenza da parte del ragazzo per continuare quella discussione), risponderete: B3X) Scusa, ora devo andare, questa è la mia fermata. B3Y) Alzate il volume nelle cuffie, e con una buona dose di discrezione, vi girate verso il finestrino, fingendo che quella discussione non sia mai iniziata. B3Z) Ehi, mi sembra che qualcuno ti abbia chiamato dall'altro scompartimento.

Probabilmente ho fatto un pò di casino, ma il senso è quello e pur di tediarvi andrei avanti all'infinito. Non lo faccio solo perché mi stanno venendo le piaghe da decupito a forza di star seduto, e perché ho perso sensibilità alle dita.
Ad ogni modo, non ha alcuna logica quello che ho scritto finora. La verità è che volevo fare un post per non lasciar passare troppo tempo dall'ultima volta che ho scritto un'altra cazzata come questa. Se state leggendo queste righe allora vuol dire che il mio intento super malvagio di annoiarvi con quel ragionamento contorto là sopra ha funzionato. E anche se non potete sentirmi, sappiate che sto ridendo, ridendo alla grande con una risata sadica e tremendamente malvagia.

mercoledì 9 aprile 2008

Apocalisse? No Grazie...

Cit
"L'uomo non ha bisogno di dio
per scatenare l'inferno in terra"


martedì 25 marzo 2008

Un pianeta al mercatino dell'usato

Non c'è niente da fare, amici. Da quando ci è possibile facciamo film sugli alieni, e soprattutto sugli alieni che tentano di conquistare la Terra. Non ho mai capito perché. E' un segreto desiderio di avere a che fare con esseri provenienti da altri mondi, o è forse - dato che nei film gli alieni perdono sempre, sono brutti e cattivi - un tentativo degli uomini di credersi forti di fronte a una minaccia sempre abbastanza lontana dalla realtà. Come un bulletto che, per credersi forte, prende a pugni il secchione con gli occhiali, magari magro e asmatico. O forse vogliamo fare questa guerra eterna con gli extraterrestri affinché un bel giorno non accada veramente che essi arrivino e ci conquistino sul serio? Forse tutti questi film sono fatti apposta per pubblicizzare il nostro pianeta. Forse ci vantiamo di avere un bellissimo pianeta dove tutti fanno a gara per averlo. Che presuntuosi che siamo.

L'altro ieri mi è capitato di incontrare un alieno. Viaggiava su una decapottabile gialla, che aveva noleggiato dopo aver fuso il motore della propria navicella. Veniva, se ricordo bene, da un pianeta esterno al Sistema Solare, un pianeta grande e pieno di gente come lui. Gli ho chiesto perché è venuto nel nostro pianeta e se ce ne sono altri come lui da queste parti. Lui mi ha risposto che c'è capitato per sbaglio, che doveva passare oltre ma che la sua navicella venne trascinata giù insieme a uno dei nostri satelliti fuori uso. Mi ha detto quindi che era l'unico ad esser venuto da noi. Gli ho domandato allora se aveva intenzione di tornare nel proprio pianeta per dare ai suoi capi le informazioni preziose che aveva assunto sul nostro mondo, in modo che poi potessero conquistarci.
"Vuoi scherzare?" mi ha risposto, con un pessimo accento italiano, "sono anni e anni che i miei capi vi osservano. All'inizio c'era qualche interesse, a dire il vero, ma man mano che vi siete avvicinati al nuovo millennio il nostro interesse è andato diminuendo. Insomma, diciamoci la verità, chi vorrebbe un pianeta come il vostro? Per carità, avete montagne bellissime, foreste infinite e laghi freddi e puri, avete animali bellissimi e opere architettoniche immortali. Ma tutto ciò ve lo state divorando giorno dopo giorno, e le risorse sono in via di esaurimento. Sarebbe un cattivo affare per noi conquistare il vostro pianeta, sarebbe più il lavoro da fare per ricostruire che non il vantaggio acquisito dalla conquista. E poi quanto dureremmo con le vostre risorse? Poco. E la nostra gente si ammalerebbe con tutto l'inquinamento che fate. Non ne vale la pena; nella galassia ci sono mondi più interessanti e meglio tenuti."
Capirete, sono rimasto abbastanza deluso. Il che è strano: come si fa a rimaner delusi sapendo che gli alieni non verranno mai a conquistarvi? E' una notizia bella, ti dà una forte garanzia di sopravvivenza.
Invece no, perché le parole dell'alieno mi hanno messo la tristezza nel cuore. Aveva offeso il nostro mondo e la nostra civiltà con quelle parole, ma l'aveva fatto dicendo la verità. Sapevo che gli alieni ci avrebbero lasciato in pace, ma tanto ci pensavamo noi stessi a conquistarci, schiavizzarci, sfruttarci e distruggerci. Noi eravamo al contempo razza inerme e razza conquistatrice, al contempo ci difendevamo e ci conquistavamo. Alla fine il nostro mondo sarebbe perito, era chiaro.
L'alieno mi ha visto triste e mi ha messo la sua mano tridattila sulla spalla. "Perché così triste, giovane umano?" mi ha chiesto.
"Eh, capirai. Quello che mi hai detto..."
"Ma non sapevate di essere in queste condizioni?"
"Ce ne stiamo rendendo conto ora, ma alcuni sono ciechi e sordi e continuano a fare del male incuranti di quello che sta accadendo al nostro mondo."
"E come mai?"
"Il denaro, caro alieno, il denaro."
"Ah già, voi avete il denaro. Ci siamo passati anche noi, ci passano tutti. Ma ora non più, ce ne siamo liberati."
"Vi siete liberati del denaro?!" Ero incredulo.
"No, ci siamo liberati dell'eccessivo attaccamento verso di esso."
"E come avete fatto?"
"Abbiamo fatto i soldi viventi. Queste monete sono intelligenti e rimangono nelle tasche solo di chi ne ha veramente necessità. I primi tempi era difficile e vedevi i soldi scorazzare dappertutto con la gente che gli correva dietro invano, ma poi abbiamo imparato."
"Voi sì che siete bravi..."
"Forse ci arriverete anche voi."

Il giorno dopo l'alieno se n'è andato. Aveva trovato modo di far riparare la navicella. Prima di partire mi ha offerto di andare con lui, e magari di portare qualche amico: c'era posto nella navicella. Ho rifiutato, d'altronde sono affezionato a questo mondo. Ho tante altre stupidaggini da raccontare, bellezze e orrori da vedere, persone e mostri da conoscere. Sarebbe ingiusto verso il mondo lasciarlo proprio ora che sta male.

sabato 8 marzo 2008

La storia sfinita

Cera una volta un bambino che a colazione mangiava sassi, a pranzo mangiava sassi, a cena mangiava sassi e non moriva mai.
Questo bambino aveva una fantasia fuori del comune, riusciva a immaginare interi mondi, creava storie incredibili e viaggiava dentro la sua testa e i suoi pensieri più volte di quante non lo facesse nella realtà.
Un giorno, mentre andava a scuola, venne preso di mira da alcuni bulli, che lo volevano infilare in un cassonetto ma lui più furbo che mai si nascose in una libreria, certo che i bulli non l'avrebbero inseguito fin li perchè respinti dalla nausea che i bulli provano quando si avvicinano alla cultura... e così fu, i bulli se ne andarono e lo lasciarono in pace per un pò.
Si guardò intorno: osservò le migliaia di libri che lo circondavano e un vecchieto riverso su di una seggiola che teneva in grembo un libro...
Il bambino si avvicinò al vecchio, che pareva stesse dormendo, ma scoprì che il vecchio era morto, era morto da molto tempo leggendo un libro e sgranocchiando sassi (lì vicino infatti c'era un sacchetto di "Amica Stone" i noti sassi fritti che dentro ci trovi pure le sorpresine tipo gli anelli del potere o le collane di perline o quei cosini gelatinosi che quando li attacchi al soffitto devi usare una scopa per staccarli e la mamma vi sgrida perchè gli macchiate i muri).
Il bimbo, incuriosito dal libro, lo staccò dalle mani raggrinzite del vecchio oramai mummificato e ne lesse il titolo...
"LA STORIA SFINITA" (nessuna cenno sull'autore)
Lo aprì e vide che non vi era scritto nulla. Se lo infilò nello zaino e si diresse verso scuola sgranocchiando gli "Amica Stone" che erano avanzati al vecchio.
Arrivato a scuola decise di marinarla che proprio non ne aveva voglia così decise di rifugiarsi nel suo mondo di fantasia per leggere il libro dallepagine bianche che aveva appena rubato a un vecchietto mummificato.
Scoprì che era molto facile e scorrevole la lettura de "La Storia Sfinita" (e delle sue pagine bianche)
Lo finì in un batter d'occhio, ma quando chiuse il libro vide che le sue mani sembravano quelle di un vecchio, che faceva fatica a rialzarsi perchè gli dolevano le ossa... usò la sua immaginazione e creò uno specchio fatato per poter vedere i lineamenti del suo viso.
Erano quelli di un vecchio, tutto curvo e dolorante, allora pianse perchè non aveva più i denti e non avrebbe più potuto sgranocchiare sassi e lo specchio fatato lo prendeva in giro, lo derideva e lo scherniva...
allora il vecchio bambino preso dalla rabia e dalla disperazione scagliò il libro contro lo specchio fatato che andò in frantumi e mille schegge di vetro risplendettero sotto i raggi di quel sole di fantasia creando mille arcobaleni fantastici che i folleti non avevano abbastanza oro da seppellirci sotto (e si disperarono pure loro).
Allora il vecchio bambino si sedette disperato sulla sedia e pianse, pianse per tantissimi giorni perchè aveva fame e non poteva mangiare i sassi così, nel suo mondo di fantasia si mise a fantasticare e piano piano spirò.
Il vecchio bambino morì nel suo mondo immaginario sognando che forse sarebbe stato meglio essere un giovane vecchio pittosto che un vecchio bambino, almeno non avrebbe pianto e lo specchio non l'avrebbe deriso....

giovedì 21 febbraio 2008

Non mangiare il sasso

-"Lo sai che una volta un bambino ha mangiato un sasso?"
-"e poi...?"
-"e poi è morto..."

martedì 12 febbraio 2008

Storie di vite vissute (dal primo momento)

E' incredibile come passi veloce il tempo. Non mi sembra neanche ieri che sono nato. Me lo ricordo come fosse oggi, anzi, come fosse domani. Era una notte piovosa, ventosa e noiosa, i lupi ululavano e gli ubriachi cantavano. Li si sentiva starnazzare dalle osterie, quei beoni. Era una notte spaventosa, ma anche parecchio ansiosa, perché, dovete sapere, per i miei genitori era la prima volta.
Mia madre era alto, robusto, con virili baffi neri. Se ne stava nel salotto a fumare tre sigarette al colpo infilate nella pipa. Per accenderle utilizzava il mozzicone ancora acceso di un cubano. Mio padre invece era snella, bionda e molto graziosa. Era in camera da letto, assistita dal dottore e dalle due sorellastre (non erano cattive, solo un poco invidiose).
Non ci volle molto per nascere, e la fatica la fecero più loro che io. A me dava solo fastidio. Ricordo che erano le tre, e che avevo fame. Ricordo anche che il dottore era spaventoso quasi più dei latrati degli ubriachi. (Perché poi mi sono inventato il particolare degli ubriachi nell'osteria? N. d. A.)
Ad ogni modo nacqui, nonostante tutte le proteste. Già le sorellastre zitelle mi coccolavano e si complimentavano della mia paffuta bellezza. Mi parlavano con la confidenza che si dà a un mentecatto o a un barboncino. Ma vi sembra il caso?
Fossi stato in grado di risponderle a tono con tutti quei "cucci cucci" e "è tutto suo papà" e "è un amore". Ne avevo già le scatole piene: volevo la mamma, volevo il portafogli del papà e le mance dei nonni. E magari una bella fidanzata, un lavoro sicuro e tanti amici. No, per quello ci voleva tempo, dicevano: l'interesse per l'altro sesso sarebbe arrivato come un treno dopo diversi anni, dicevano gli esperti e non sempre questo voleva dire che l'altro sesso ne avesse per me (anche questo dicono gli esperti). Il lavoro avrei fatto tempo a stancarmene, quindi tanto valeva iniziare tardi. Per gli amici avrei prima dovuto esser stanco di stare chiuso in casa dalla mattina alla sera.
Sia chiaro, cari lettori (ah, state leggendo, è così? Ma non vi vergognate? Leggere ancora alla vostra età!) che non mi dispiaceva la vita che mi veniva offerta. Solo che mi stava un pò stretta. Almeno quanto il pannolino che mi mise la prima sorellastra, quella più invidiosa. Avevo bisogno di qualcosa di più, avevo grandi progetti e una voglia di evadere dalla monotonia della vita che neanche riuscite ad immaginarvi. Sciocchezze, direte, tutti hanno progetti simili per la propria vita. Beh, io li avevo avuti già vedendo la faccia del dottore, se questa non è una bella differenza non saprei cosa dire. E neanche il dottore, se leggesse queste righe.
E credete che sia riuscito a realizzare i miei sogni, a evadere e a fare i miei progetti? Ci credete davvero?
Meglio così allora, tenetevi la vostra credenza (e anche gli altri mobili) e la vostra curiosità perché ve lo dico un'altra volta!

mercoledì 30 gennaio 2008

Il Contatore

Ok ok, non montiamoci la testa, c'è il contatore delle visite (113 per la precisione). E mi arriva DCoW tutto gasato in groppa al suo nobil pony deforme, tutto gaio e saltellante (DCow non il pony).
"c'è il contatore, c'è il contatore" urlava a squarciagola
al ché io resto impassibile, non capivo la sua gioia tanto gaia e tanto "follettosa" perchè in fin dei conti il contatore ce l'ho anch'io a casa: quello del gas e quello dell'acqua... a dir la verità ho anche un conta-chilometri in macchina...
E ora che ci penso mi viene in mente di quella volta che ho preso la macchina nuova, di ultima generazione, mille diavolerie elettroniche, un motore, 4 ruote, tergicristi automatici, fanali che fanno luce, frece che indicano, scarichi che scaricano, sedili per sederi, volanti per volare o guidare... insomma un sacco di cose che sembra che fa anche il caffè (non lo fa) e che gli manca solo la parola.
Ho iniziato a fare strada e il contachilometri si è messo a contare, giustamente direte voi.
Si ma... lo fa ad alta voce, ogni chilometro percorso lo quilla a tutto il mondo: "UNO
DUE
TRE
QUATTRO
CINQUE
SEI
SETTE
OTTO
NOVE
DIECI...
TRECENTOTRE
TRECENTOQUATTRO
TRECENTOCINQUE...
SEICENTOSESSANTAQUATTRO
SEICENTOSESSANTACINQUE
"
Vi rendete conto????
dopo un po ci fai anche l'abitudine, e conti con l'auto ma vi do un consiglio, cercate di farla tacere perchè un giorno sentii questo fatidico numero strillato con voce artificialmente cupa e tetra

"SEICENTOSESSANTASEI"
seguito da una risata cupa e a dir poco demoniaca
Beh, se vi capita di sentirlo gettatevi fuori dall'auto anche se state viaggiando con un dirupo scosceso alla vostra sinistra o se state andando contromano in autostrada, gettatevi fuori e di sicuro non ve ne pentirete.
subireste atroci sofferenze, verrete strangolati dalla cintura di sicurezza, la radio sputerà solamente pubblicità di candele sacre e vangeli politeistici mescolati a lingue di fuoco che vi arrostirannno i capezzoli in men che no si dica, il serbatoio si svuoterà e una voragine si aprirà di fronte a voi per farvi cadere nelle profondità della terra assieme a quella risata demoniaca.

Lo so, questa favola fa schifo, puzza di falso dalla seconda parola ma almeno questa ha una morale:
Se volete provare a fare paracadutismo
ma la prima volta non vi riesce di aprire il paracadute
lasciate perdere,
questo sport non fa per voi.


venerdì 4 gennaio 2008

In bocca al lupo

Fu un giorno terribile per il lupo. I Tre Porcellini, rinchiusi in un rifugio anti-atomico, avevano dimenticato le chiavi e non potevano più uscire. Siccome erano porcellini, non ci misero troppo a finire le scorte e a diventare porcelloni. La tragedia iniziò allora, quando non avevano più niente da mangiare. Si uccisero a vicenda, trasformandosi uno dopo l'altro in insaccati. Fu un giorno terribile, davvero terribile, per il lupo. Accortosi di non poter abbattere il rifugio anti-atomico, andò in cerca di Cappuccetto Rosso, ma questa, ormai cresciuta, aveva altri progetti che smarrirsi nel bosco andando a trovare la nonna. Era una bella ragazza, e voleva sfondare nello spettacolo. La "carriera" non le andò troppo bene, tuttavia, perché ai pezzi grossi non importava che sapesse cantare o ballare davanti a una telecamera, quanto piuttosto che lo sapesse fare in una camera da letto. In quello se la cavava bene, così le sue ambizioni si spostarono sempre più dalle telecamere alle camere da letto. E dire che inizialmente andava nelle camere da letto per poter stare davanti alle telecamere. Ma pian piano le prime rughe si facevano vedere, e ben più avvenenti Cenerentole, Belle Addormentate e Biancanevi si facevano avanti pestandole i piedini e usurpandole i letti. Cappuccetto Rosso fu costretta ad abbandonare quel mondo per trasferirsi in un altro più ampio, più illuminato, più consono a nuove amicizie. E così, con qualche centone dai finestrini delle auto e la pensione della nonna (tenuta appositamente surgelata in un frigorifero), poté vivere dignitosamente (economicamente parlando) per molti anni della sua vita.
Per il lupo, fu un giorno davvero terribile. Pessimo. Aveva intenzione di ingannare i capretti cospargendosi di farina la zampa, ma per quanto girasse non trovava fornai. Supermercati, sempre e solo supermercati. E poi, a dirla tutta, manco i capretti c'erano. Vivevano in gabbie larghe abbastanza per stare in piedi, tutti in fila, a centinaia; altroché la bella capanna su cui bussare.
Era sconsolato, il vecchio lupo. Ed era affamato. Neanche un pezzo di carne per lasciare che un ossicino si incastrasse nella gola e che la cicogna venisse a tirarglielo via. Le cicogne erano sparite, la carne con l'osso era una moda sorpassata.
Per lui quello era un mondo strano, diventato strano. I bambini non si spaventavano più, ora c'erano cose più terribili, come i pedofili o le pagelle. I bambini non lo leggevano più, i bambini non leggevano più.
Sempre più vecchio, ingobbito e stanco, il lupo se ne andava in giro di strada in strada come un cane addomesticato, smarrito, senza il suo padrone. Proprio lui, che un padrone non l'aveva mai avuto. Lui, che era stato il cattivo di ogni storia, che si divertiva a ingozzarsi e a spaventare, insieme all'orco (che ora fa lo spacciatore) e alla strega (che si è buttata in politica ed ora è senatrice a vita). Poveretto lui.

Un uomo per strada lo vide e lo fermò: "Ehi, lupo, che ti succede?" Desolata, la bestia gli alza incontro occhi malinconici. "Non servo più a nulla."
L'uomo, perplesso, gli accarezzò la testa. "Perché dici così? Non dovresti invece rimboccarti le maniche e darti da fare? Che so, mangiando qualche capretto, qualche maialino, qualche bambino incauto? Non dovresti ringhiare e spaventare la gente?"
"Che dici? La gente non ha più paura di me, e di capretti, maialini e bambini incauti non ce ne sono più. L'orco, che era cattivo come me, ora vende la droga, e la strega, cattiva come me, ora è in politica."
"Beh, è vero. Ora ci sono i nuovi mostri. La gente ha nuove paure, quindi servono nuovi mostri. Anche tu devi evolverti, cambiare mestiere."
"Davvero?" chiese il lupo, gli occhi lucidi di speranza.
"Certo! Potresti fare l'avvocato, o lo strozzino. Anche il mafioso, volendo. Quello rende bene."
"Qualcosa che spaventi i bambini!"
L'uomo rimase un pò a pensare. Molte cose spaventavano i bambini, ma un lavoro che desse rendita sicura non era facile da trovare.
"Devi scegliere, lupo. Un lavoro che renda bene e magari poi qualche passione extra."
"Potrei fare il banchiere. E poi nel tempo libero farò il pedofilo."
"Ecco, bravo! Ottima scelta!" L'uomo strinse la mano al lupo, il quale aveva già il petto gonfio di orgoglio, rigoglioso di peli neri come la notte. Si salutarono, e ognuno si avviò per la propria strada. Prima di svanire all'orizzonte, l'uomo - un tempo principe azzurro, ora solo mantenuto perditempo - gli gridò: "E mi raccomando, in bocca al lupo!"

E' una favola, non lo è. Ha una morale, non ce l'ha.