mercoledì 30 gennaio 2008

Il Contatore

Ok ok, non montiamoci la testa, c'è il contatore delle visite (113 per la precisione). E mi arriva DCoW tutto gasato in groppa al suo nobil pony deforme, tutto gaio e saltellante (DCow non il pony).
"c'è il contatore, c'è il contatore" urlava a squarciagola
al ché io resto impassibile, non capivo la sua gioia tanto gaia e tanto "follettosa" perchè in fin dei conti il contatore ce l'ho anch'io a casa: quello del gas e quello dell'acqua... a dir la verità ho anche un conta-chilometri in macchina...
E ora che ci penso mi viene in mente di quella volta che ho preso la macchina nuova, di ultima generazione, mille diavolerie elettroniche, un motore, 4 ruote, tergicristi automatici, fanali che fanno luce, frece che indicano, scarichi che scaricano, sedili per sederi, volanti per volare o guidare... insomma un sacco di cose che sembra che fa anche il caffè (non lo fa) e che gli manca solo la parola.
Ho iniziato a fare strada e il contachilometri si è messo a contare, giustamente direte voi.
Si ma... lo fa ad alta voce, ogni chilometro percorso lo quilla a tutto il mondo: "UNO
DUE
TRE
QUATTRO
CINQUE
SEI
SETTE
OTTO
NOVE
DIECI...
TRECENTOTRE
TRECENTOQUATTRO
TRECENTOCINQUE...
SEICENTOSESSANTAQUATTRO
SEICENTOSESSANTACINQUE
"
Vi rendete conto????
dopo un po ci fai anche l'abitudine, e conti con l'auto ma vi do un consiglio, cercate di farla tacere perchè un giorno sentii questo fatidico numero strillato con voce artificialmente cupa e tetra

"SEICENTOSESSANTASEI"
seguito da una risata cupa e a dir poco demoniaca
Beh, se vi capita di sentirlo gettatevi fuori dall'auto anche se state viaggiando con un dirupo scosceso alla vostra sinistra o se state andando contromano in autostrada, gettatevi fuori e di sicuro non ve ne pentirete.
subireste atroci sofferenze, verrete strangolati dalla cintura di sicurezza, la radio sputerà solamente pubblicità di candele sacre e vangeli politeistici mescolati a lingue di fuoco che vi arrostirannno i capezzoli in men che no si dica, il serbatoio si svuoterà e una voragine si aprirà di fronte a voi per farvi cadere nelle profondità della terra assieme a quella risata demoniaca.

Lo so, questa favola fa schifo, puzza di falso dalla seconda parola ma almeno questa ha una morale:
Se volete provare a fare paracadutismo
ma la prima volta non vi riesce di aprire il paracadute
lasciate perdere,
questo sport non fa per voi.


venerdì 4 gennaio 2008

In bocca al lupo

Fu un giorno terribile per il lupo. I Tre Porcellini, rinchiusi in un rifugio anti-atomico, avevano dimenticato le chiavi e non potevano più uscire. Siccome erano porcellini, non ci misero troppo a finire le scorte e a diventare porcelloni. La tragedia iniziò allora, quando non avevano più niente da mangiare. Si uccisero a vicenda, trasformandosi uno dopo l'altro in insaccati. Fu un giorno terribile, davvero terribile, per il lupo. Accortosi di non poter abbattere il rifugio anti-atomico, andò in cerca di Cappuccetto Rosso, ma questa, ormai cresciuta, aveva altri progetti che smarrirsi nel bosco andando a trovare la nonna. Era una bella ragazza, e voleva sfondare nello spettacolo. La "carriera" non le andò troppo bene, tuttavia, perché ai pezzi grossi non importava che sapesse cantare o ballare davanti a una telecamera, quanto piuttosto che lo sapesse fare in una camera da letto. In quello se la cavava bene, così le sue ambizioni si spostarono sempre più dalle telecamere alle camere da letto. E dire che inizialmente andava nelle camere da letto per poter stare davanti alle telecamere. Ma pian piano le prime rughe si facevano vedere, e ben più avvenenti Cenerentole, Belle Addormentate e Biancanevi si facevano avanti pestandole i piedini e usurpandole i letti. Cappuccetto Rosso fu costretta ad abbandonare quel mondo per trasferirsi in un altro più ampio, più illuminato, più consono a nuove amicizie. E così, con qualche centone dai finestrini delle auto e la pensione della nonna (tenuta appositamente surgelata in un frigorifero), poté vivere dignitosamente (economicamente parlando) per molti anni della sua vita.
Per il lupo, fu un giorno davvero terribile. Pessimo. Aveva intenzione di ingannare i capretti cospargendosi di farina la zampa, ma per quanto girasse non trovava fornai. Supermercati, sempre e solo supermercati. E poi, a dirla tutta, manco i capretti c'erano. Vivevano in gabbie larghe abbastanza per stare in piedi, tutti in fila, a centinaia; altroché la bella capanna su cui bussare.
Era sconsolato, il vecchio lupo. Ed era affamato. Neanche un pezzo di carne per lasciare che un ossicino si incastrasse nella gola e che la cicogna venisse a tirarglielo via. Le cicogne erano sparite, la carne con l'osso era una moda sorpassata.
Per lui quello era un mondo strano, diventato strano. I bambini non si spaventavano più, ora c'erano cose più terribili, come i pedofili o le pagelle. I bambini non lo leggevano più, i bambini non leggevano più.
Sempre più vecchio, ingobbito e stanco, il lupo se ne andava in giro di strada in strada come un cane addomesticato, smarrito, senza il suo padrone. Proprio lui, che un padrone non l'aveva mai avuto. Lui, che era stato il cattivo di ogni storia, che si divertiva a ingozzarsi e a spaventare, insieme all'orco (che ora fa lo spacciatore) e alla strega (che si è buttata in politica ed ora è senatrice a vita). Poveretto lui.

Un uomo per strada lo vide e lo fermò: "Ehi, lupo, che ti succede?" Desolata, la bestia gli alza incontro occhi malinconici. "Non servo più a nulla."
L'uomo, perplesso, gli accarezzò la testa. "Perché dici così? Non dovresti invece rimboccarti le maniche e darti da fare? Che so, mangiando qualche capretto, qualche maialino, qualche bambino incauto? Non dovresti ringhiare e spaventare la gente?"
"Che dici? La gente non ha più paura di me, e di capretti, maialini e bambini incauti non ce ne sono più. L'orco, che era cattivo come me, ora vende la droga, e la strega, cattiva come me, ora è in politica."
"Beh, è vero. Ora ci sono i nuovi mostri. La gente ha nuove paure, quindi servono nuovi mostri. Anche tu devi evolverti, cambiare mestiere."
"Davvero?" chiese il lupo, gli occhi lucidi di speranza.
"Certo! Potresti fare l'avvocato, o lo strozzino. Anche il mafioso, volendo. Quello rende bene."
"Qualcosa che spaventi i bambini!"
L'uomo rimase un pò a pensare. Molte cose spaventavano i bambini, ma un lavoro che desse rendita sicura non era facile da trovare.
"Devi scegliere, lupo. Un lavoro che renda bene e magari poi qualche passione extra."
"Potrei fare il banchiere. E poi nel tempo libero farò il pedofilo."
"Ecco, bravo! Ottima scelta!" L'uomo strinse la mano al lupo, il quale aveva già il petto gonfio di orgoglio, rigoglioso di peli neri come la notte. Si salutarono, e ognuno si avviò per la propria strada. Prima di svanire all'orizzonte, l'uomo - un tempo principe azzurro, ora solo mantenuto perditempo - gli gridò: "E mi raccomando, in bocca al lupo!"

E' una favola, non lo è. Ha una morale, non ce l'ha.