giovedì 23 agosto 2007

Poesia: Le Cammellate

Amore mio
sei come
il salame sull'asfalto,
immobile.
sei come l'asfalto col salame,
strano.
Amore mio
sei tutto
sei niente
Amore mio
i tuoi occhi riflettono
le luci dei fanali
quelli dello stronzo
che sto tamponando
Amore mio
sei profumata
come un fiore
su un campo di sterco
sei unica, domini ora e sempre
Amore mio,
la tua saliva
scintillante nel buio
la tua sbobba nel piatto
la tua cacca preziosa
la tua caccola pendente
Amore mio
sei morbida come un cuscino
sei un cuscino
amore mio,
amore mio,
cuscino mio.
Sei il cuscinetto a sfera
onto di grasso
del mio motore
che non è cuore, ma culo
amore mio
sei un cuscinetto a sfera.
Amore mio
sei una sfera
una sfera trapezioidale
il quale lato sinistro
è la somma della base
più pi-greco
Amore mio
amore mio
sei un pi-greco
Amore mio.
Ti amo, e credo
di essere l'unico
uomo su questa terra
ad avere il coraggio d'amare
un cuscino,
un cuscinetto a sfera
e un pi-greco.

Bella lì! C'ho messo sedici anni a comporre questo poema, è una poesia profonda e sentimentale, che da significato ad ogni parola e che è stata mia compagna di vita per molto anni.
la dedico all'astrocazzo di gundam.

domenica 5 agosto 2007

La misteriosa pallina

Chi lo poteva sapere che dentro le lattine di Guinness viveva una strana e misteriosa pallina?
Sembrava di plastica, a vedersi, provvista di un microscopico forellino, e qualcuno ci suggerì in un orecchio che probabilmente serviva per tenere ben mescolata ed amalgamata la birra, dato che la Guinness, si sa, è molto corposa.

Cazzate!

Quello era un micromondo abitato da folletti cavalcanti batteri a forma di salsicciotti, quant'è vero che io sono un povero deficiente!

Volevo provarlo a tutti i costi, ma quelli con me, indecisi se deridermi o essere imbarazzati di fronte al resto del locale, mi suggerivano di farmi visitare da uno veramente bravo. Mi misi a guardare attraverso il forellino, ma era troppo piccolo per poter spiare i folletti. Provai a sbatterlo un pò, immaginando la burrasca di birra che doveva essersi abbattuta in quel mentre sulla terra dei folletti (sapete, la biglia di plastica era per metà piena di birra a causa di quel forellino). Sicuramente qualche folletto era morto, e mi sentii in colpa, così la smisi di scuoterlo. Tornai ad osservare, ponendola contro luce, cercando di intravedere qualche nave di folletto, o qualche folletto volante, o qualche casa di folletti, o qualche folletto alpinista. Niente.

Me ne stavo così assorto, a bocca aperta con la testa all'insù, tenendo la pallina davanti a un lampione (per osservarla contro luce!), che non mi resi conto che mi stava scivolando dalle dita. Era ancora bagnato di birra, quell'infimo micromondo! La mia mente gridò d'allarme quando era ormai troppo tardi: la pallina già cadeva tra le montagne russe della mia bocca e del mio esofago.

Quelli che erano con me iniziarono a riempirmi di pugni allo stomaco (sapete, per farmela rigettare), dandomi sprangate sulla nuca (ho il sospetto che non servissero proprio ad aiutarmi a tirar fuori la pallina), oppure scattando foto per immortalare la mia agonia.

Ormai in stato semi-comatoso, pieno di botte e insulti, decisero di appendermi per le gambe e sballottarmi a dovere finché non l'avessi sputata. Inutile ogni metodo, perfino quello di iniziare ad aprirmi il ventre come un pollo (tentativo interrotto da un improvviso buon senso dello stesso carnefice, fortunatamente). La pallina ormai faceva parte di me, sembrava.

Spero solo che quei folletti siano creaturine innocue...

Spero.

E da un po' che mi sento strano, leggermente in subbuglio, e provo discreti istinti omicidi verso innocui passanti. Sarà il caldo...

Ops... ehm, scusatemi... devo assentarmi un attimo, il vicino ancora si lamenta per quella mannaia sulla scapola.