L'altro ieri mi è capitato di incontrare un alieno. Viaggiava su una decapottabile gialla, che aveva noleggiato dopo aver fuso il motore della propria navicella. Veniva, se ricordo bene, da un pianeta esterno al Sistema Solare, un pianeta grande e pieno di gente come lui. Gli ho chiesto perché è venuto nel nostro pianeta e se ce ne sono altri come lui da queste parti. Lui mi ha risposto che c'è capitato per sbaglio, che doveva passare oltre ma che la sua navicella venne trascinata giù insieme a uno dei nostri satelliti fuori uso. Mi ha detto quindi che era l'unico ad esser venuto da noi. Gli ho domandato allora se aveva intenzione di tornare nel proprio pianeta per dare ai suoi capi le informazioni preziose che aveva assunto sul nostro mondo, in modo che poi potessero conquistarci.
"Vuoi scherzare?" mi ha risposto, con un pessimo accento italiano, "sono anni e anni che i miei capi vi osservano. All'inizio c'era qualche interesse, a dire il vero, ma man mano che vi siete avvicinati al nuovo millennio il nostro interesse è andato diminuendo. Insomma, diciamoci la verità, chi vorrebbe un pianeta come il vostro? Per carità, avete montagne bellissime, foreste infinite e laghi freddi e puri, avete animali bellissimi e opere architettoniche immortali. Ma tutto ciò ve lo state divorando giorno dopo giorno, e le risorse sono in via di esaurimento. Sarebbe un cattivo affare per noi conquistare il vostro pianeta, sarebbe più il lavoro da fare per ricostruire che non il vantaggio acquisito dalla conquista. E poi quanto dureremmo con le vostre risorse? Poco. E la nostra gente si ammalerebbe con tutto l'inquinamento che fate. Non ne vale la pena; nella galassia ci sono mondi più interessanti e meglio tenuti."
Capirete, sono rimasto abbastanza deluso. Il che è strano: come si fa a rimaner delusi sapendo che gli alieni non verranno mai a conquistarvi? E' una notizia bella, ti dà una forte garanzia di sopravvivenza.
Invece no, perché le parole dell'alieno mi hanno messo la tristezza nel cuore. Aveva offeso il nostro mondo e la nostra civiltà con quelle parole, ma l'aveva fatto dicendo la verità. Sapevo che gli alieni ci avrebbero lasciato in pace, ma tanto ci pensavamo noi stessi a conquistarci, schiavizzarci, sfruttarci e distruggerci. Noi eravamo al contempo razza inerme e razza conquistatrice, al contempo ci difendevamo e ci conquistavamo. Alla fine il nostro mondo sarebbe perito, era chiaro.
L'alieno mi ha visto triste e mi ha messo la sua mano tridattila sulla spalla. "Perché così triste, giovane umano?" mi ha chiesto.
"Eh, capirai. Quello che mi hai detto..."
"Ma non sapevate di essere in queste condizioni?"
"Ce ne stiamo rendendo conto ora, ma alcuni sono ciechi e sordi e continuano a fare del male incuranti di quello che sta accadendo al nostro mondo."
"E come mai?"
"Il denaro, caro alieno, il denaro."
"Ah già, voi avete il denaro. Ci siamo passati anche noi, ci passano tutti. Ma ora non più, ce ne siamo liberati."
"Vi siete liberati del denaro?!" Ero incredulo.
"No, ci siamo liberati dell'eccessivo attaccamento verso di esso."
"E come avete fatto?"
"Abbiamo fatto i soldi viventi. Queste monete sono intelligenti e rimangono nelle tasche solo di chi ne ha veramente necessità. I primi tempi era difficile e vedevi i soldi scorazzare dappertutto con la gente che gli correva dietro invano, ma poi abbiamo imparato."
"Voi sì che siete bravi..."
"Forse ci arriverete anche voi."
Il giorno dopo l'alieno se n'è andato. Aveva trovato modo di far riparare la navicella. Prima di partire mi ha offerto di andare con lui, e magari di portare qualche amico: c'era posto nella navicella. Ho rifiutato, d'altronde sono affezionato a questo mondo. Ho tante altre stupidaggini da raccontare, bellezze e orrori da vedere, persone e mostri da conoscere. Sarebbe ingiusto verso il mondo lasciarlo proprio ora che sta male.