venerdì 10 luglio 2009

Siamo spiacenti

Incidente. Incidente d'auto. E' una cosa che se non provi non puoi capire; sì, vedi macchine accartocciate, macchine giù dai fossi, macchine accartocciate in tv, macchine sopra i carroattrezzi, ma non puoi realmente immaginare cos'è un incidente d'auto. Ecco, io sono qui, con la mia Alfa ridotta a una Smart. Si è fusa assieme all'Audi che veniva dal senso opposto: scambio inter-culturale. Credo che la cosa dura che mi schiaccia il petto sia il volante ma faccio fatica a muovermi ed è buio, perciò tengo buona questa ipotesi e non controllo. Ho la faccia umida e calda... sangue, no? Dall'altra parte c'è il totale silenzio: l'altro autista o è messo come me - e si interroga se quello che gli sta spezzando le costole è il volante - o è svenuto o è morto.
Dunque: siamo in una stradina di campagna. Le possibilità che qualcuno ci trovi sono basse, molto basse. L'ora è quel che è, non ci sono case vicine che possano aver sentito il botto. Insomma, siamo fottuti. No. Ricordo che avevo il cellulare sul sedile del passeggero. Sarà caduto sul tappetino, no?
Allungo un braccio e mi fa un male cane ma non importa. Tasto un pò in giro e infine - fortuna sfacciata - lo trovo. Bene, chiamiamo qualcuno. Chiamiamo un'ambulanza, sì, è il mezzo più adeguato. Serviranno anche i vigili del fuoco per tagliare le lamiere che ci tengono inscatolati peggio delle sardine, ma a quello ci penseranno quelli dell'ambulanza che, certo, chiameranno anche i carabinieri. La colpa è dello stronzo qui con l'Audi, agente... come dice? E' deceduto? Beh, mi spiace, ma è uno stronzo lo stesso.
Chiamo e li informo che ho avuto un incontro ravvicinato con una mandria di centocinquanta, duecento cavalli.
Poi provo a chiamare un'altra persona. E' una persona molto importante per me. Ora chiamatemi sentimentale, idiota, quel che volete, ma sapete com'è: mi sento bene, non ho neanche tanto dolore, e forse questo è un male. Sulla faccia c'è sangue, e forse anche sui pantaloni. O forse me la sono fatta addosso e basta. Ma sempre meglio pensare al peggio, in questi casi. Ecco, metti il caso che sto morendo dissanguato; metti il caso che l'ambulanza non arrivi in tempo; metti il caso che arrivi ma crepo mentre mi portano all'ospedale; insomma, non si può mai sapere. Meglio fare questa telefonata. Se esiste un'aldilà non voglio passare tutta l'eternità col rimpianto per non averla salutata.
Cerco il numero sulla rubrica, clicco e parte la chiamata. Stop. No, mi dicono, non posso chiamare? Come? Ah sì, sono senza soldi. Il messaggino che arriva subito dopo me lo spiega molto bene.
Vabbé, esiste l'SOS Ricarica. Si chiama così per qualche motivo, no? Chiamo. La suadente voce preregistrata mi espone vari numerini da cliccare e io procedo sempre per l'SOS. No, non sono interessato a questa promozione. No, un'altra volta, grazie. Arrivo al clic fatidico e mi si dice: attenda in linea. Ok, non ho fretta. Credo.
Siamo spiacenti, ma per accedere al servizio SOS Ricarica è necessario avere almeno 50 punti Vodafone One.*
La voce meccanica e gentile riattacca.
Cazzo, penso. Li ho spesi la settimana scorsa.



* fatto vero.

1 commento:

the-guardian ha detto...

solo una parola
AS-SUR-DO