martedì 31 marzo 2009

Spengo la tv (ia-ia-oh)

Accendo la tv, rabbrividisco e la spengo.

Alcune ora dopo la riaccendo, dimentico dell'errore o forse speranzoso. Inutile, rabbrividisco di nuovo. Cambio canale, allora; per così dire, ritento. Ma che ci volete fare, facce come quella di Enrico Papi non hanno senso.

La vecchia fattoria ia-ia-oh è passata di moda, ora le fattorie hanno solo animali a due gambe. Poveri animali – quelli veri, intendo – che si vedono espropriare il loro ruolo da animali che gli animali non li sanno fare. Lo zio Tobia ora si chiama zio Maria, in arte De Filippi. No, aspetta, si chiama zia Simona, in arte sVentura. No, sbaglio ancora, si chiama zia Paola Peg Perego. Beh, in fondo si assomigliano, scusatemi la confusione.

Spengo la tv, dicevo. La spengo e rimango a pensare col telecomando in mano. Forse ho un po' la stessa faccia di Isaac Newton quando aveva la mela in mano: era meditabondo, prima di avere quella strana idea della gravità. Io invece rimango meditabondo, e non ho idee, penso solo alla gravità della situazione. C'è silenzio, infine. Guarderei un film, ma ho osato troppo. L'ho accesa, anche se per pochi secondi di rischioso zapping, e ormai il virus mi ha colpito. Sento il mio cervello che si mette da parte, dice “lascia stare, amico, io vado a farmi un paio di bicchieri”. Ed eccolo là, steso sul bancone con un po' più di due bicchieri. D'altronde, che potevo pretendere, c'è un limite a tutto e anche i più forti si lasciano abbattere. Lo capisco, il mio cervello c'ha provato, ancora una volta, a trovare un senso in quella scatola piena di Mulini Bianchi e tette assortite. Gli Uomini della Farina fanno panini alla cocaina, il robot Emiglio sparge petali di rosa sotto i tacchi del Grande Puffo e intanto centinaia migliaia di rumeni si ritrovano affetti da un'epidemia, la stuprosi fulminante (e intanto tutti sbavano legittimamente sui seni generosi delle colleghe del puffo Chiambretto). Si sa, i puffi son così.

Così rifletto, telecomando alla mano, e intanto la tv mi guarda, provando un brivido all'altezza della presa scart perché sa bene che domani la riaccenderò, ingenuamente sperando.

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