domenica 3 giugno 2007

Soggiorno forzato

Abbiamo tutti dei pensieri un pò contorti, soprattutto se ci ritroviamo dal letto alla sala da pranzo nel giro di pochi minuti, con ancora qualche rimasuglio di sogni che ti ronza nella testa, con ancora il dolce tepore del cuscino e delle lenzuola che ti fa sentire più a disagio di un pesce strattonato fuori dall'acqua con un amo in bocca.
Ebbene, è proprio a causa di questi pensieri contorti se ora mi trovo qui a raccontarvi quanto mi è successo. E non certo il qui che potreste immaginare voi...
Pensate, io e quel drugo di mio fratello ci stavamo allegramente scambiando qualche raffica di battute pessime, sempre con il malsano umorismo di un sonno brutalmente interrotto, quando siamo irremediabilmente giunti ad immaginarci un cattivissimo gruppo black metal che suonava le proprie canzoni con la nauseante allegria dei Cartoons (pensate fino a che punto può arrivare la demenza umana).
Tale sconcio pensiero non rimase però impunito: il gruppo black metal preso in causa (non pensate male, adoro il black metal), che per alcuni motivi ha dovuto assumere uno stile di vita notturno, stava quietamente dormendo nel proprio mausoleo privato, ogni componente nella propria bara personalizzata, quando giunse allarmante tale nostra ingiuria.
Si svegliarono, assaliti dall'orrore di tale goliardico paragone con i Cartoons, e decisero di punire lo/gli sfrontato/i che avevano osato tanto verso di loro. Creato un pentacolo e sacrificato su un barbecue un galletto Amadori (comprato due giorni prima per il pranzo domenicale), la band iniziò a recitare al contrario alcune famose canzoni di Gigi d'Alessio, riuscendo così ad evocare un potente demone dagli Inferi. In realtà, il pentacolo e il galletto non servivano, e il demone venne sulla Terra solo perchè stanco di sentire Gigi d'Alessio cantato al contrario in growl. E lo posso capire.

Vi chiederete: dunque, cosa accadde? Il demone uccise la band per l'offesa ricevuta ai suoi timpani o obbedì al loro volere e venne a prendermi? Qualsiasi cosa abbiate pensato, avete indovinato.
Già, perché poche ora fa sentii suonare il campannello di casa. Andai ad aprire e mi trovai di fronte ad una creatura alta almeno cinque metri, con tanto di ali da pipistrello e coda appuntita. Mi chiese: "Scusi, giovinotto, è lei ***** ******?"
Mentre buona parte del cervello insisteva a dire che in realtà ero ancora a letto e quello era solo un sogno, risposi di sì.
"Bene, dovrebbe seguirmi." disse, ed aprì uno squarcio sul marciapiede a pochi metri dall'uscio. Sempre più convinto che si trattasse di un sogno, lo guardai come avrei potuto guardare un mentecatto, gli sorrisi garbatamente e chiusi la porta.
Non fu una buona scelta, ma d'altronde voi cos'avreste fatto?
Dietro di me la porta cadde con un tonfo; mi sentii afferrare da una mano gigantesca e trascinare fuori.
E' un sogno, continuavo a ripetermi, e quindi guardavo sorridente il bestione corrucciato intento a trascinarmi dentro la fenditura di terra. Iniziammo a precipitare giù, sempre più giù, così giù che vedemmo Gandalf fare un tuffo carpiato nell'intento di raggiungerci per duellare con il mio rapitore. Entrambi gli gridammo che aveva sbagliato storia, così ci salutò e se ne andò a cadere da un'altra parte.
Cademmo e cademmo, e nel frattempo mi passò davanti tutta la vita, e anche un pò di quella degli altri.
Assurdamente, mi venne in mente che quella sera avrei dovuto uscire con gli amici, ma in quelle condizioni avrei avuto qualche difficoltà. In quell'istante ci vennero incontro i Teletubbies: disperato, gridai al demone di cadere più in fretta; non c'era bisogno di dirglielo, aveva più paura di me di quei malvagi folletti.
Alla fine, dopo tanto cadere, ci trovammo al centro della Terra. Faceva abbastanza caldo, ma mai come il tipico pomeriggio ferrarese dell'estate scorsa.
Gli chiesi: "Ed ora che mi trovo qui, cosa devo fare?"
Lui rimase abbastanza perplesso, e questa sua perplessità fece diventare perplesso anche me. Alla fine rimanemmo entrambi a fissarci perplessi.
"Suppongo dovrei torturarti per l'eternità, ma è il mio primo incarico e non so bene cosa fare..."
Mi misi a ridere un pò, osservando la scena, e gli proposi: "Senti, amico, ce l'hai un pc con connessione ad internet quaggiù?"
"Certamente." mi rispose, ed io: "Bene, perché così mi posso collegare e scrivere tutto quanto nel blog. Una cosa simile non m'era mai capitata!"

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