lunedì 4 giugno 2007

Sabato sera al monte Fato.

La donzelletta vien dalla campagna, e poteva sinceramente starsene a casa sua, con questo caldo. E non dirò a sua madre dell'erba che tiene sotto la gonna.
Leopardi era un burlone, un simpatico gobbone che alzava troppo il gomito il sabato sera. Al villaggio poi, tra una bottiglia una baldracca, una baldracca e una bottiglia, insomma. Sapete di cosa sto parlando. No? Nemmeno io, quindi verrò al nocciolo della questione.
Finito di leggere il sabato del villaggio in classe, mi venne l'imperdonabile errore di pensare a cosa fare quello stesso sabato sera: avevo un'estrema voglia di tuffarmi in emozioni estasianti, ma mai avrei pensato tanto forti.
Andai dalla pina, dalla betty e dalla santa cleopatra (santa maria non mi piace più, nda) e proposi quindi alle mie migliori amiche di trascorrere una serata alla Contea, un famoso pub vicino al mio paese sconosciuto. Andammo e finalmente iniziava la fatidica nottata.
Il locandiere con uno scorbutico tono da contadino ci domandò cosa ordinavamo. Siamo tipi fini noi donnone e quindi partimmo subito con il leggero, ordinando semplicemente tre fusti di birra scura da 6 litri ciascuno. Dopo una balla atomica, i nostri sensi se ne andavano, venendo lentamente sostituiti da sensazioni mistiche. Sulle prime scambiai il locandiere per un nano, poi più sensatamente mi resi conto che la sua forma assomigliava ad un clotiride parlante.
Un tizio con un nero mantello ed una pipa ci squadrava sorridendo lungo la locanda che aveva preso il nome di Puledro Impennato. Non chiedetemi perchè e come facevo a saperlo.
Con un Gran Passo, il ragazzo iniziò ad avvicinarsi a noi dicendoci di seguirlo nelle stanze di sopra. Bene, lo seguimmo.
Finalmente rivelò la sua identità, togliendo il cappuccio e noi soprimmo senza stupore che si trattava di un pervertito con la pipa, che insisteva a credere nelle storie di nove fantasmi che ci avrebbero attaccati a cavallo. Non ci credetti finchè non li vidi con i miei occhi. Gli sbirri ci avevano seguiti fino ad un bosco, continuando ad urlarci di accostare per una prova palloncino. Figuriamoci se avevo voglia di fermarmi per prendere una multa, continuai a correre con il pervertito davanti a me e le mie amiche alle calcagna. Gli sbirri ci seguirono fischiando le loro acute sirene fino ad un grande stonhenge su una collina. Eravamo in trappola e li attendemmo. Ce la cavammo con 52 euro ed il ritiro della pantente e del cavallo, alla faccia loro. Per fortuna lungo la strada riincontrai mio nonno Gandalfo, che ci prestò strada con il suo carretto di fuochi artificiali. Glielo avevo detto che non era ancora l'ultimo dell'anno ma è un po' sordo, con una strana mania per gli anelli. Finimmo in una dimora per elfi e l'agente smith anzichè seguire le traccie di Neo su matrix, preferiva trascorrere la sua vita nell'intento di distruggere un anello di fidanzamento (più tardi per gli spettegolezzi degli elfi scoprii che quell'anello era l'unione tra lui e sua moglie, ma la megera gli stava sulle balle e lui voleva liberarsene). Finalmente partimmo per il viaggio, fermandoci ogni tanto lungo le foreste e chiaccherando con strani alberi parlanti, la birra evidentemente non smetteva di fare effetto. Quando raggiungemmo il monte fato, Gandalfo morì per un collasso, il pervertito doveva tornare al lavoro e le mie amiche dovevano tornare a casa per studiare. Maledetti tutti, rimasi da solo in compagnia di un omuncolo con l'ossessione per un tesoro nascosto in un vulcano. Lo accontentai, gettandolo sul primo che trovai per strada, e per sbaglio mi sfuggì anche l'anello che avevo promesso di distruggere. Beh, a questo punto il mio compito era finito e tornai comodamente a casa rilassato sulle piume di una foca volante.
Tutto finì per il meglio, e quest'avventura la scriverò nel tema di domani, alla faccia vostra. Forse toglierò il pervertito.
Beh tutto sommato è stata una giornata abbastanza movimentata, ma un'avventura al giorno mi basta, non ne sopporterei di più.

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